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Roman Totenberg int. due sonate

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Roman Totenberg int. due sonate Empty Roman Totenberg int. due sonate

Messaggio Da sordo Mer Nov 18, 2020 12:43 pm

Roman Totenberg int. due sonate A0601d10


Di lui avevo ascoltato in LP il concerto di Beethoven e non mi aveva fatto una bella impressione(ma era molto tempo fa , oggi sono peggiorato)
Mi è capitato sottorecchio un doppio cd di lui in cui suona due sonate di Bach , non ho potuto non prenderlo , pur avendo dei dubbi.
La sonata 1001 viene interpretata in una maniera atipica per l’epoca (1958) non è la classica int. del violinista cazzuto che suona tutto “strippando” e ci racconta non la musica ma la sua supposta bravura , T. è una via di mezzo(nel senso che è un virtuoso intelligente) , possiede una rilassatezza esecutiva che si trasmette nel suono , i tempi sono lenti e meditati(perolpiù) con fraseggi , dizioni e dinamiche originali , nell adagio ama soffermarsi creando una sorta di sospensione sonora che viene interrotta da alcune arcate più marcate , l’effetto è strano al primo ascolto , successivi ascolti ti fanno capire che la cosa quadra.

La fuga e molto cadenzata e ripropone questi accenti , arcate , che la rendono molto particolare , anche il tempo è molto fluttuante , rendendola una sorta di racconto che ti inchioda sulla sedia perchè non sai come andrà a finire.
Nessuna nota ,anche la piu forta , non è mai “urlata” ne usata per spunti bellettisti , ma solo piegata alla rappresentazione pura della musica.

La siciliana sembra,,,sembra dico,,,strascicata,,,singhiozzante,,,,ma possiede una sorta di canto interno che raramente ho ascoltato , compresi i rallentando così poeteici( e forse qualche nota non riuscita proprio bene,,,) , una danza che diventa una profonda meditazione( e qui appare Mainardi)

Il presto è suonato come ti aspetti , con un legato che mancava volutamente nei precedenti brani , il suono di T. , mi son dimenticato , è magnificfico , come anche le scelte dinamiche , il saper variare sempre la dinamica è un altra caratteristica sua.

La 1003 inizia con una esposizione assai lenta , cesellata con dei magnifici rallentando , il timbro spazia fra il chiaro classico del violino allo scuro della viola.
Il fraseggio del grave è meraviglioso , T. si sofferma su ogni singola nota e la rende viva , naturale , senza alcuna forzatura , come fosse una voce che parla, recita , il motivetto finale è da antologia interpretativa.

La fuga e come al solito cadenzata in una sorta di staccato gouldiano , dove non c’è nessuna volgarità ne strillo.(ancora vien in mente la cella monacale di
Mainardi)
In mezzo del cammino riappare il legato ,fra dizioni staccate.(ma che cazzo ho scritto) , nel finale della fuga succedono cose mai ascoltate , emozioni che si fanno musica, rende giustizia in pieno alla grande fuga.

L andante , cambia timbro , la dolcezza si contrappone al suono spigoloso(ma sempre morbido) della fuga , altro capolavoro interpretativo , qui il cesello giunge a livelli mai raggiunti , il suono è sospeso in una sorta di paradisiaca bellezza , dove nulla è ostentato ma tutto è naturale e semplice.
Le dinamiche , il tempo , il timbro non hanno più senso in T. perchè nel suo metodo interpretativo ha preso il sopravvento il cuore.

Dopo il paradiso torniamo sulla terra(nel monastero) , allegro che non è propriamente un allegro , non può esserlo appieno dopo l Andante è un allegro mesto , strascicato , mai potrebbe esser il turbinare virtuosistico di altre interpretazioni , qui è solo un divertimento che porta alla fine.

Nel cd (il primo dei due) segue una sonata di Schubert e la fontaine d arethuse di S.
ma dopo queste due interpretazioni di Bach il silenzio è d’obbligo.
sordo
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