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I doveri dell interpretazione.

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I doveri dell interpretazione. Empty I doveri dell interpretazione.

Messaggio Da sordo Mer Dic 13, 2023 3:58 pm

Quali sono le cose che rendono grande una interpretazione?
Cosa ci colpisce🤔
Svariate cose,,,il tempo scelto , deve esser vario e scelto in funzione delle note da render chiare,,,le dinamiche ,,idem ,,,la scelta dei timbri,,idem,,,in fine l’espressione con cui rendi il tutto.
Ogni interpretazione è in sè giusta😲 forse, comunica a qualcuno qualcosa🤗?forse
perciò tutte le interpretazioni sono valide?ma non giuste😮
perciò ci sono molte interpretazioni?
per farci capire che una partitura ha svariate sfaccettature , tante quanti gli interpreti ed infine non ce ne può esser una definitiva ma molte.
Molte errate,poche centrate.
Per capire le errate ,non serve contare le note giuste🤗,,,ne quelle sbagliate,,,
serve capire cosa esprime l interpretazione , se è coerente l espressione🤔
l interpretazione sarà giusta, se l interprete si farà tramite di essa sarà per forza di cose giusta , se al contrario la partitura sarà sfruttata per esteriorizzare l’interprete sarà errata.Altra cosa fondamentale , sfugge a molti interpreti, è la capacità di sparire , il pianista non deve vestire in modo da attirar l’attenzione , deve gesticolare il meno possibile , le faccine ispirate sono il segno del vuoto espressivo.Prima la Musica.Il dovere del grande interprete è sapersi annichilire
nell’interpretazione , questo significa aggiungervi il suo ego in una sorta di collaborazione fra pari.Molti credono di esser oggettivi , tutte le mode odierne sull interpretazione fedele , originale , sono semplicemente delle cazzate inventate da pessimi interpreti , incapaci di far valere la propria genialità , incapaci di saperla miscelare al creatore.Oggi sono tutti oggettivi , pochi se non nessuno si dice soggettivo , nessuno ha il coraggio di sostenere che una interpretazione è di per se soggettiva , che se non lo fosse sarebbe la morte stessa della musica.
Il grande interprete è colui che si fonde a quello che suona , si aggiunge ad esso , in varie percentuali,,,lo modifica in senso prettamente soggettivo e diventa un unicum , perciò avremmo Bach/Gould,,,,Bach/Kempff,,,
Quanto è assurdo voler ricercare il suono del passato e la sua prassi esecutiva,,,
è una operazione senza senso , l’interprete vive oggi non ieri,,,suona strumenti evoluti , pur essendo antichi , in sale moderne molto grandi che abbisognano di volumi sonori adeguati,,,per assurdo anche l’ascoltatore , per apprezzare questi obbrobri , dovrebbe tornare ad esser un antenato,,,,,un morto a cui è facile rifilare un prodotto falso , e cosi è in molti casi.
Le composizioni sono le fondamenta su cui l’interprete costruisce l’edificio,,,per poi farlo “abitare” all’ascoltatore.
Trovo assurdo cancellare tutta la prassi interpretativa che ci ha portato fin qui , per tornare ad un passato immaginato , virtuale , l’interprete deve interpretare , deve fondere la sua esperienza con quella di tutti gli interpreti che lo hanno preceduto in una sorta di sunto evolutivo o , perchè no involutivo , e trarne le sue soggettive conseguenze.Troppo facile nascondersi dietro formulette del tipo “storicamente informato” pensando di render quello che era e non può più esser(per molteplici ragioni logiche),,,alla fine poi, se ci si pensa , rimane sempre una interpretazione soggettiva,,,
sordo
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