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Quartetto amadeus Rias Beethoven

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Messaggio Da sordo Mar Set 15, 2020 8:16 pm

Avevo già acquistato tutta la serie che gli aveva dedicato l’audite e ne ero rimasto molto soddisfatto , mancava solo il box dedicato a Beethoven , lo avevo snobbato , i ricordi dell’integrale su DG non erano positivi.
Per farla breve,,,lò comprato ed (pare) fatto bene.
Opus 18 nr 1 del 1951 è incisa in maniera spettacolare , in mono , ed è anche una ottima interpretazione , calma , meditata , tutti gli strumenti sono conprensibili , il fraseggio magnifico , ho sempre creduto che l Amadeus degli anni 50 fosse fenomenale e qui ne ho la conferma.
Opus 18 nr 2 è del 1958 si vedono tutte le caratteristiche del loro tipico suono , perfezione assoluta dell’intonazione e compattezza sonora dell’insieme pur mantenendo una intelligibilità assoluta delle parti.
Si formarono grazie ad una beffa del destino , i tre tedeschi(Lovet era inglese) scapparono dalla Germania per non finire in campo di concentramento , ci finirono nel 1940 , quando l’Inghilterra decise che tutti i tedeschi dovevano esser deportati in un enemy aliens camp, considerandoli tutti nemici.
I tre si conobbero li.
Opus 18 nr 3 stavolta siamo nel 1962 , qualcosa è cambiato , sembrano ancor più uniformi(ma forse sogno) rimangono comunque magnifici , questa sembrerebbe una interpretazione più drammatica.
Opus 18 nr4 mette in risalto ancor di più del precedente quartetto l’impostazione interpretativa dell’A. , si è persa quella spensieratezza degli anni 50 e ci avviciniamo all’ asettica perfezione dell’integrale DG(1959/63)
L Andante con variazione dell opus 18nr5 mi ha colpito.
Opus 18 nr 6 incisa nel 1950 ci riporta nel mondo meraviglioso del primo Amadeus , quando ancora non erano diventati liofilizzati(scherzo) qui hanno una vitalità ed una naturalezza che poi avrebbero perso , capolavoro.
Opus 59 nr 1 e 2 sono state incise rispettivamente nel 1959 e del 1960 e sono due ottime interpretazione , al contrario l opus 59 nr3 è un capolavoro.
L’incisione è del 1951 e conferma in pieno la mia teoria che nei primi anni suonassero senza quella rigidezza che dagli anni 60 sono una loro caratteristica(a volte positiva)principali.
In questa interpretazione troviamo la perfezione tecnica con un certo grado di rilassatezza che rende fluido il tutto.
Opus 95 inizia cazzutissima e cadenzata per poi ammorbidirsi(anticipa quello che alcuni quartetti fanno oggi) , il suono è meraviglioso ha la dolcezza , il ferro , la potenza è in poche parole Beethoveniana al 100% .La registrazione è del 1950.
Nel secondo movimento sembra di sentire il Pascal intonato , sono ispiratissimi.
Opus 127 e 131 , scorrono felici ma non sono e non hanno,,,lo spessore delle interpretazioni anni 50 , hanno perso quella matericità.
sordo
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