Ossy Renardy interpreta due sonate,,,
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Ossy Renardy interpreta due sonate,,,
Due sonate di Bach solo , un vero peccato che abbia inciso solo quelle per la Decca nel 1951.
La 1001 mostra subito il sapiente controllo dell’arcata che lo rende un antùicipatore di quello che avrebbero fatto 50 anni dopo i violinisti odierni.
Il suono è strepitoso , corposo , ogni nota ha una chiarezza impressionante , questa interpretazione mostra un modo interpretativo diretto e senza fronzoli(salti mortali od altre cazzate virtuosistiche fini a se stesse) ci racconta la sonata come l’avrebbe fatto il mio riferimento Bachiano,,,,Mainardi.
La 1005 ancor meglio si adatta a questa impostazione che usa un magnifico ed impressionante controllo dell’arcata , che di solito è in netto contrasto con la naturalezza interpretativa , qui al contrario le due cose si fondono magnificamente rendendo l’interpretazione di una profondità abissale.
La fuga , la grande , fugge la solita danza , tarantella che ne fanno alcuni.
Diventa una sorta di lettura che segue un legato stretto , un racconto che ci lscia senza fiato per quanto è detto , nessuna retorica ne declamazione urlata(vade retro),,,e ritorniamo a Mainardi , alla sua Sparta , terra di arrivo.
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