Rosè Arnold e Friedrich Siegfried Buxbaum

Quello che rimane di un mondo scomparso lo si trova nelle due interpretazioni di Beethoven del Rosè e nei due piccoli frammenti del Buxbaum(con Mairecker)

Op.18n4 è interpretata in un modo talmente diretto ,senza fronzoli con un tempo molto veloce e portameti a palla.

L’Allegro ma non troppo è puro stile viennese , in alcuni passaggi mi sembrano un pò bruschi ma è nello spirito B.
Lo Scherzo ecc.  merita un ascolto approfondito .
In molti casi(come in questo)si tende a non apprezzare alcune scelte interpretative ad un primo ascolto , dopo accurati ascolti le si reputa spesso eccellenti ed a volte geniali.
Il secondo movimento al primo ascolto ti pare superficiale e  fuggente , ma non è così , è una summa assoluta di equilibrio studiato all ‘interno del quartetto e ne
giustifica l’evoluzione.

Ascoltando i vecchi quartetti capisco quanto sia difficile interpretare al meglio una composizione , una sorta di coperta corta che in qualsiasi direzioni tu voglia tirarla lascia sempre scoperto qualcosa.
Questo mondo ormai scomparso,,,,,ci insegna ,senza profitto ,che interpretare è vivere rilassati.

Il nostro orecchio è abituato alla perfezione del disco , reagisce male al portamento ed alla intonazione dei vecchi quartetti , considerandoli dei difetti non un modo di esprimersi.

La filologia ha eradicato ,incautamente ,il modo del bello, sostituendolo con il mondo delle macchine imperfette.
O della stonatura perfetta ma brutta.

Quando sento il Rose penso che stiano suonando per Mahler, penso al timbro puro e rilassato di Arnold , penso ad i suoi portamenti e mi viene in mente Beethoven.

Op 74 il Poco adagio ecc. è un altro capolavoro di dialogo fra gli strumentisti con punte di particolari sublimi.

L adagio è.

Nel Presto si scatenano .

L’Allegretto con variazione è il loro capolavoro assoluto.

Il Buxbaum è miele puro
, sia nell Haydn che in Schubert.

Rosé-Quartett 1915
Arnold Rosé mit Paul Fischer,
Anton Ruzitska, Friedrich Buxbaum.