Trio di Trieste
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Trio di Trieste
La DG fece uscire un box dedicato al TdiT ormai uscito fuori catalogo;,,dovrebbe racchiudere tutte le registrazione per l’etichetta tedesca(ei fù)
Credo che il TdiT sia stato il più grande trio di tutti i tempi(esagero? ) nella prima formazione , quello one Libero Lana,,,e fra i grandi nella seconda ,,,Baldovino
L’essere quello che si è non quello che si suppone 🥱
Storicamente informato ? Romantico ?
il saper odierno nel render “falso” qualsiasi cosa si tocchi(per fortuna non tutti son così) , l’aver ucciso il vibrato , il bel suono,,,il render tutto perfettino anche nei suoni sgraziati(che fanno tanto fico,,,)
quando sento Zanettovich
che suona si scoprono le vie che conducono ai campi Elisi,,,De Rosa ,,Lana e dopo Baldovino sono i custodi del suono prettamente “Classico”
e non hanno altro bisogno di esser,,,,
Ultima modifica di sordo il Lun Giu 07, 2021 12:05 pm - modificato 1 volta.
Ravel.Trio
Inizio con il Trio di Ravel , interpretazione di una modernità che tronca di netto l’iper romanticismo che si usava fino ad allora. Il Modèrè ha una luminosità indescrivibile se non con un termine: perfezione .Ti rendi conto che stai ascoltando cose di altri mondi , gli accenti di Zanettovich , le arcate di Lana e di più , il pianismo di De Rosa che ritma il tutto,,,è una delle mancanze della mia vita non averli mai ascoltati dal vivo,,,,ma ascoltando questa registrazione è come fosse dal vivo,,,,non vi è quel qualcosa di liofilizzato ,,,,ma solo un fluire logico,,,il finale del movimento.
Il Pantum è una sorta di Presto(del concerto in sol) di solito si ama far casino , ritmando,,,cadenzando ed accentando,,,sempre troppo,,,TdiT tiene le briglia tese e rende di una eleganza Ravelliana il movimento.
La passacaille è scarna pur essendo di una bellezza sonora che pare dimessa ma è solamente eleganza.
Il Finale ci porta in un mondo di sonorità mai audite , con il violino ed il cello fusi in unisono sconvolgente , il pianoforte , spesso dimenticato ,,,,,è fonte di controllo
Il Pantum è una sorta di Presto(del concerto in sol) di solito si ama far casino , ritmando,,,cadenzando ed accentando,,,sempre troppo,,,TdiT tiene le briglia tese e rende di una eleganza Ravelliana il movimento.
La passacaille è scarna pur essendo di una bellezza sonora che pare dimessa ma è solamente eleganza.
Il Finale ci porta in un mondo di sonorità mai audite , con il violino ed il cello fusi in unisono sconvolgente , il pianoforte , spesso dimenticato ,,,,,è fonte di controllo
Itervista a Zanettovich
Stefano Bianchi ha scritto: Domani Renato Zanettovich compie 94 anni. La ricorrenza rappresenta un preziosa occasione per ripercorrere assieme al violinista del Trio di Trieste quasi un secolo di vita nella musica e per la musica: la nascita a Trieste nel 1921, la fondazione nel 1933, assieme al violoncellista Libero Lana e al pianista Dario De Rosa, del Trio di Trieste; la carriera concertistica internazionale, l'intensa attività discografica e la missione didattica, che lo ha visto docente di violino nei Conservatori di Bolzano (1950-1955), Trieste (1955-1970) e Venezia (1970-1986). E ancora: i corsi e le masterclass in Italia e all'estero, il pluridecennale impegno con la Scuola di Musica di Fiesole e l'Accademia Musicale Chigiana di Siena, la fondazione della Scuola Superiore di Musica da Camera del Trio di Trieste al Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico a Duino. Ma come ha avuto inizio questa straordinaria avventura, umana ed artistica? «Ho un vago ricordo - dice il violinista Renato Zanettovich - di quando, a tre anni, ero ammalato. I miei zii mi avevano portato una chitarra piena di cioccolatini o caramelle. Vuotata la chitarra delle caramelle, l'ho presa e l'ho messa nel modo in cui si suona il violino. Allora mia nonna ha detto: "Renato diventerà un violinista". A quattro anni già suonavo regolarmente, così, per puro istinto... Mio nonno mi aveva procurato un violino di un sedicesimo, che conservo ancora. Naturalmente anche giocavo con questo strumento. Una volta ho rotto il ponticello e, per poter tirar su le corde, ho messo una crosta di formaggio!». All'istinto poi si è sommato il caso... «Certo. Quando ho cominciato ad andare alla scuola elementare, abitavo nella casa di via Carducci nella quale aveva sede anche il Conservatorio Tartini. Allora c'erano a Trieste due Conservatori: il Tartini in via Carducci e il Verdi in via Palestrina. Io abitavo, dunque, al quarto piano della casa di via Carducci 24. Nei due piani inferiori c'era questo Conservatorio ed lì che, a 6 anni, mia mamma mi ha portato dal direttore e io ho suonato per lui... Mi han messo su una sedia e ho suonato delle canzonette in voga allora e così ho cominciato. Era il gennaio del 1928». All'inizio degli anni Trenta ha luogo la fusione dei due preesistenti Conservatori nell'Ateneo Musicale Triestino. È proprio all'interno di questa istituzione che nasce, nel 1933, il Trio di Trieste. «Esattamente. Direttore dell'Ateneo Musicale Triestino era Federico Bugamelli. È stata sua l'idea di riunire tre ragazzi meritevoli e farne un Trio. Si trattava di far stare insieme questi tre adolescenti: io e il violoncellista Libero Lana avevamo dodici anni, il pianista Dario De Rosa ne aveva quattordici. Tutti e tre frequentavamo il quinto anno: eravamo a metà del corso di studi. Abbiamo provato a fine novembre-dicembre del 1933 e poi, alla fine di febbraio del 1934, abbiamo tenuto il nostro primo concerto». Nei primi anni di vita del Trio di Trieste figura un concerto, nel 1938, pòarticolarmente importante. Al Liceo Musicale di Bologna, su invito di Cesare Nordio, triestino, che ne era il direttore. Il grande salto internazionale avviene poi nel 1940, con la vittoria al concorso di Napoli. «Allora c'era un unico Concorso nazionale del Sindacato musicisti. Abbiamo partecipato e abbiamo vinto. Da allora, ci si sono aperte le porte, anche della Germania... C'era un giovane impresario, aveva sentito che c'erano questi tre giovani che avevano vinto un Concorso a Napoli... Ha scritto una cartolina al Trio di Trieste indirizzandola a un negozio di musica che c'era in via Imbriani a Trieste, lo Stabilimento Musicale Giuseppe Verdi. Il proprietario, allora, mi ha telefonato dicendomi che c'era questa cartolina, il cui mittente diceva di essere un giovane agente che aveva appena cominciato la sua carriera e poteva farci fare due concerti di presentazione in Germania, uno a Monaco e l'altro a Berlino. Felicissimi, siamo andati lì nel 1941: abbiamo avuto delle critiche bellissime… Per farla breve, l'anno dopo abbiamo avuto 12 concerti, e l'anno dopo ancora 40 concerti in due tournée. Con questo impresario, Curt Winderstein, siamo rimasti finché lui è morto. Ogni anno facevamo dai 20 ai 30 concerti in Germania». Gli anni Quaranta segnano per il Trio di Trieste anche l'avvio di una straordinaria avventura discografica. «Passata la guerra, a Roma ci ha sentiti uno dei dirigenti de "La Voce del Padrone" di Londra. Ci ha offerto subito di fare delle incisioni a Londra per "La Voce del Padrone" e dei concerti alla Bbc. Questo naturalmente ci ha portato una certa notorietà, perché i dischi fatti a Londra andavano in tutto il mondo. Incidemmo il Trio di Ravel, il Trio in do minore di Brahms e quello in si bemolle maggiore di Schubert». Questa prima registrazione londinese ha rappresentato un'ottima credenziale per la prima vostra grande tournée americana. Concerti e registrazioni sono proseguite incessantemente negli anni. Nel 1962, Amedeo Baldovino ha preso il posto di Libero Lana al leggio del violoncello. Nei decenni successivi è iniziata la vostra attività didattica in formazione di Trio. «C'è stato l'invito a Fiesole... Abbiamo conosciuto Piero Farulli. Lui aveva avuto delle spiacevoli situazioni con il Quartetto Italiano. Mi ricordo che eravamo insieme a Vittorio Veneto, di commissione al Concorso nazionale, e lui era veramente triste. A cena ho detto: "Piero, che quartetto di Brahms facciamo?". E lui: "Il do minore di Brahms, magnifico"... Era un periodo felice perché mi divertivo a suonare in quartetto e in trio. Ho passato 20 anni a Fiesole, dal 1981 al 2001, bei ricordi d'insegnamento». Nel 1989, avete fondato anche la vostra Scuola, a Duino, al Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico. «È stato Corrado Belci a volere che il Trio di Trieste avesse una sua scuola a Trieste. L'avevo conosciuto in Australia e lui ha detto: "Come mai non avete una scuola a Trieste?". Io gli ho risposto: "Perché nessuno ce l'ha mai chiesto". E lui: "Ah, allora farò io in modo che..." All'epoca era presidente del collegio del Mondo Unito dell'Adriatico. Così, abbiamo avuto la possibilità di inserire la nostra Scuola di Musica da Camera nel contesto del Collegio del Mondo Unito».
Vivaldi.
Un Trio di Vivaldi , infatti è una Sonata op.7 nr.1 RV83 , con al cello Libero Lana , un mondo che non esiste più per molti fattori , la capacità di render viva ed espressiva musica che ha torto oggi viene suonata senza,,,,,anima,,,,ma sempre storicamente informati,,,,,e sti gran cazzi io preferisco la sapienza del TdiT , l’amore che mettono pure nelle interpretazione di brani di “secondo piano”.
Papà e Luis
Ascolta il Rondo all’Ongarese del Trio Zingaro di Haydn,,,quello che fà De Rosa nell’intro del Trio op70nr.1 di Beethoven , un cesello pazzesco , e dietro Lana e Zanetto,,,rendono la melodia magnifica senza farcela risultare troppo ,,,,mielosa,,,
Solo classica.Più la ascolti più la apprezzi , che ad un superficiale orecchio potrebbe sembrare tirata via,,,,,
Solo classica.Più la ascolti più la apprezzi , che ad un superficiale orecchio potrebbe sembrare tirata via,,,,,
Mozart.
Mozart trio K502 altro capolavoro interpretativo , De Rosa staglia su tutti (largo) un timbro meraviglioso,,,,quando penso al TdT mi viene in mente il classicismo puro , l’ assenza dei portamenti romantici,,,una sorta di suono “Spartano” che non abbisogna di artifizi espressivi per esser ,,, espressivo e poetico.
Arciduca.
Beethoven trio op 97 , il più bell’attacco dell’arciduca,,,,,ancora De Rosa ma anche gli altri due ,,,fanno cose che son semplicemente fenomenali , le pause , la capacita di non voler soprassedere e metter in primo piano la capacità strumentale,,,quella che oggi regna ,,il saper cantare con stile,,,,e non a squarciagola🤪
L’andante cantabile,,, è indescrivibile , come De Rosa espone il tema meraviglioso , Lana e Zanetto,,,,,non sono da meno,,,,ci si rende pienamente conto di cosa poteva esser l’Arte Italica,,,,del bel canto.
L’andante cantabile,,, è indescrivibile , come De Rosa espone il tema meraviglioso , Lana e Zanetto,,,,,non sono da meno,,,,ci si rende pienamente conto di cosa poteva esser l’Arte Italica,,,,del bel canto.
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