Royal Concertgebouw Orchestra live the radio rec. 1960-1970

Qualche anno fà uscirono diversi volumi che coprivano vari anni , con differenti direttori e solisti , sono,,,rappresentano quanto di più prezioso nella discografia mondiale.
Sono imprescindibili , il modo per capire quanto siano stati,,,profondi,,,ed irraggiungibili,,,i direttori del passato.

E’ stato da me sottovalutato per molto , pur considerando i suoi 4 ultimi lieder di Strauss con la S. fra le cose più belle mai fatte , un caposaldo della discografia.
Sto cercando di mettermi al paro,,,,,ma con tutto quello che ha fatto non so se riuscirò,,,
Casualmente è saltato fuori un Don Quixote all’interno del box dedicato al Concertgebouw 1960/1970 che stò in questi giorni ascoltando.
Solita trasparenza , morbidezza e poi c’è Fournier,,,,sembrano fratelli di timbro.
Devo anche scriver che S. ,se è grande in studio dal vivo è fenomenale , non ha i furori espressivi di Furtwangler(ma son pochi i direttori che possono),,ha un controllo sia dell’orchestra che dell’espressione , quest’ultima è sempre meditata ,mai eccessiva.
Basti ascoltare come riesce a far cantare gli archi,,,,è un Toscanini senza difetti.
Mo vi lascio,,,torno ad ascoltarli.

Continuando gli ascolti,,

,,il primo concerto per violino di Bartok con alla direzione un illuminante Boulez , direttore glaciale(non sempre) ma con un tale grado di approfondimento da lasciar sempre senza fiato(pur a volte , raramente , non lo si apprezzi) in accoppiata con un violinista esattamente alla sua antitesi Menuhin.
Avrebbero collaborato ancora in futuro (si fa per dire ) con esiti particolari,,,strani,,
qui M. nell’andante sfoggia il suo tipico suono che definire solo bello è ancor poco , nell’allegro media ,,,,Boulez lo accompagna magnificamente , ascoltate come finiscono,,,,,

,,,l nel 9 cd vi è il Canto sospeso di Nono diretto da Boulez , principalmente era questa composizione che mi attirava , non ho fatto caso alle altre due fin quando non si sono palesate suonando,,un magnifico pezzo di Duttileux,,,,ma il terzo è quello che mi ha fatto sobbalzare sulla poltrona,,,,,
Mendelssohn la sinfonia numero 3,,,
una visione così trasparente ,,,aerea,,delicata e potente , che archi🤪 ,,i fiati pure,, mi lazo per vedere chi dirige così bene(l’incisione è ottima     ) e zac,,,Bruno Maderna,,,lirico e melodrammatico , che questa sinfonia la si riduce spesso in un orda urlatrice violandola,,,stuprandola,,,con impensabili ritmiche e dinamiche esagerate,,,
evitando accuratamente di esaltarne la splendida struttura.
Per certi aspetti alcuni particolari(ma è una sensazione) mi ha ricordato un certo modo di procedere , molto teatrale , che aveva Toscanini.
Questa interpretazione è da metter in cima alle migliori

Altri due capolavori diretti da Maderna , imprescindibili,,,di Varese Ionisation e Dèsert. Dirette , dure , dinamiche ,,,confrontando Ionisation ,,,stessa orchestra , diretta da Chailly mi rendo conto delle differenze”culturali” che separano ,,,,due mondi inconciliabili,,,quello della precisione fine a se stessa , inconcludente e piaciona( ammorbidire i suoni per renderli meno sgraziati) che si scontra con il reale che non ama nascondersi dietro al belletto.Le interpretazioni di Maderna sono quel che devono esser , due bei ceffoni in faccia , i suoni sono furenti(sirena) taglienti , un piacere per le orecchie e per l’anima.
Idem per Desèrt , il confronto è impietoso , Chailly emette suoni aggraziati , no , tenta di renderli “moderni” , per le orecchie fichette degli audiofili , la sua esecuzione è vuota , son suoni senza nessuna giustificazione.
Maderna ti inchioda è concreto , non pubblicizza il mulino bianco , ogni suo suono è estremizzato e brutale è la fine di un percorso,,,o l’inizio di uno nuovo deserto ?

L’ultimo disco contiene , un pò come quasi tutti gli altri , dei capolavori interpretativi assoluti,,,,
La prima di Prokofiev diretta da Ancerl , un concentrato di virtuosismo(buono) che culmina nel finale,,,,molto vivace,,assai.
Altra composizione magnifica,,,di Luto(slawski),,Musica Funebre diretta da lui stesso,,
Ed ancora Maderna che interpreta un altro pezzo di Luto,,Jeaux venetiens,,nel tipico modo,,,diretto e sfacciato, percussioni e fiati,,,con suoni taglienti che fanno così bene , non solo all’orecchio ma all’anima.