Rostropovich e le suites di Bach per violoncello solo
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Rostropovich e le suites di Bach per violoncello solo
A volte ripassare giova,,,,,
le due suite per cello solo del 1956,,la seconda e la quinta,,,
rappresentano le vette più alte dell’Arte interpretativa di R.
Spartane,,,,posseggono un suono commovente,,,,,non vi è alcuna traccia di virtuosismo deleterio
,,,sono della stessa pasta di quelle del Don,,,Mainardi,,,,,
Quando negli anni 90 le incise per la EMI,,,complete,,,,,la delusione fu cocente,,,,,tutti i magnifici profumi creati nella cella negli anni 56,,,sono evaporati,,,,sostituiti da una vana ricerca tecnica,,,,,,inframezzata qua e la da una forza sublime che lo portava ad interpretare i brani più meditativi in maniera che dir magnifica è poco.
mi vengono in mente i ricordi di Fournier,,,quando negli anni 50 in Russia conobbe R. ,,,,manca tutto,,,anche le corde su cui suonare,,,,eppure lo spirito era altissimo e si sentiva,,,il canto era quello polifonico delle cattedrali,,,,,serio e senza fronzoli,,,,si omaggia Dio,,,,,non il proprio ego.
Tutta la magnificenza e la rugosità del tipico suono di R. qui è completamente scomparsa,,,il tutto annega in una sorta di alonatura sfocata,,,,,da cui,,come dicevo qui su,,,fuoriescono delle isole felici.
Tutt altra cosa l’interpretazione live del 26/27 maggio 1955 a Praga R. rugoso,,baldanzoso,,,,con alcuni abbelimenti che mi fanno pensare a Gould(1 suite),,,vivo e cazzutissimo,,,,le corde di acciaio,,,poco storicamente informate,,,,producono suoni taglienti,,,,risuonano come fossero ruggiti di leoni,,,,scolpiscono un Bach Michelangiolesco,,,titanico,,,alla faccia dei frocetti di oggi,,,,
le due suite per cello solo del 1956,,la seconda e la quinta,,,
rappresentano le vette più alte dell’Arte interpretativa di R.
Spartane,,,,posseggono un suono commovente,,,,,non vi è alcuna traccia di virtuosismo deleterio
,,,sono della stessa pasta di quelle del Don,,,Mainardi,,,,,
Quando negli anni 90 le incise per la EMI,,,complete,,,,,la delusione fu cocente,,,,,tutti i magnifici profumi creati nella cella negli anni 56,,,sono evaporati,,,,sostituiti da una vana ricerca tecnica,,,,,,inframezzata qua e la da una forza sublime che lo portava ad interpretare i brani più meditativi in maniera che dir magnifica è poco.
mi vengono in mente i ricordi di Fournier,,,quando negli anni 50 in Russia conobbe R. ,,,,manca tutto,,,anche le corde su cui suonare,,,,eppure lo spirito era altissimo e si sentiva,,,il canto era quello polifonico delle cattedrali,,,,,serio e senza fronzoli,,,,si omaggia Dio,,,,,non il proprio ego.
Tutta la magnificenza e la rugosità del tipico suono di R. qui è completamente scomparsa,,,il tutto annega in una sorta di alonatura sfocata,,,,,da cui,,come dicevo qui su,,,fuoriescono delle isole felici.
Tutt altra cosa l’interpretazione live del 26/27 maggio 1955 a Praga R. rugoso,,baldanzoso,,,,con alcuni abbelimenti che mi fanno pensare a Gould(1 suite),,,vivo e cazzutissimo,,,,le corde di acciaio,,,poco storicamente informate,,,,producono suoni taglienti,,,,risuonano come fossero ruggiti di leoni,,,,scolpiscono un Bach Michelangiolesco,,,titanico,,,alla faccia dei frocetti di oggi,,,,
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