Thomas Schwan

Schwan, italiano classe 1985, è un pianista di spessore... guarda anche al passato dei grandi interpreti, nutrendosi... sembra appartenere alla stessa radice.
Bella la sua capacità analitica, grande cura del tempo e visione d’insieme.. con buon equilibrio armonico tra gli aspetti razionali ed emotivi.

Nell’esecuzione del Das Wohntemperirte Clavier, libro primo, Schwan riesce ad essere costante nella qualità interpretativa nonostante si trovi di fronte ad una grande e complessa opera (impegnativa sia “tecnicamente”, come capacità di far sentire le varie voci distinte, che cognitivamente ed emotivamente); a rendere il tutto più complicato è il fatto che è eseguito in concerto e quindi una di fila all’altro… impressionante tenendo conto l’età che aveva Schwan (34 anni).
Tocco curato, mai “pestato”, ripulito da “nevroticismi”… tutto scorre senza forzature, senza protagonismi e personalismi che mettano in ombra la composizione.
Una interpretazione familiare… ti puoi affidare… lo riconosci… è Bach.

Nelle fughe 4, 8, 12, tra le più difficili interpretativamente parlando, Thomas non si perde e “le porta in porto” bene .

Mettendo “l’occhio/orecchio” invece su ciò che mi convince meno, alcuni esempi di seguito.

Nelle fughe n.14 (un’idea interpretativa la si può ascoltare con S. Richter), .n.18 (con la Nikolayeva) e n.24 (con E. Fisher) sento meno approfondita e quindi meno “messa a fuoco” l’ interpretazione rispetto a come esegue le altre in tonalità minore.

Nel Preludio n.10 non mi fa impazzire l’eccessivo balzo del livello sonoro quando subentra il “Presto” (al minuto 50:05 del concerto) e l’accento che ne dà successivamente (in tal proposito la mia versione di riferimento è quella di Christiane Jaccottet, sentirla dal minuto 1:47) che “sfilacciano” il filo del “discorso musicale” ; ma c’è da dire che in tanti sbagliano l’approccio interpretativo di questo brano.

Generalmente quelle in maggiore sembrano meno curate al loro interno rispetto a quelle in minore. Ad esempio, per quanto riguarda il tempo, avrei fatto i preludi 5 ed 11 più lenti (ma questo è un “errore” tipico di moltissimi pianisti che li suonano “a duecento all’ora”); ovviamente ci sono anche delle eccezioni, sentire ad esempio il Preludio e Fuga n.13 suonato molto bene da Schwan .

Dopo aver fatto un po’ di “pulci” a Thomas (c’è da dire che più stimo un artista e più lo analizzo a fondo) , ribadisco che va ascoltato dall’inizio alla fine … è una bella interpretazione dalla grande visione di insieme che rende organica tutta l’opera…

Di diritto entra nella stretta cerchia degli interpreti che oggi sanno Suonare bene il Das Wohltemperirte Clavier, Teil 1.

Nel suo ascolto son tornato indietro nel tempo,,,,,
in quel periodo,,,,Bach veniva affrontato dai pionieri,,,,
Fischer,,,Gieseking,,,Borowski,,, Horszowski,,Demus,,,Feinberg,,,,
Che suono magnifico ed ispirato,,,,un Bach che scorre con facilità e non consente all’ascoltatore nessun momento di noia o distrazione.

Thomas Schwan ha pubblicato da pochi mesi, sulla sua pagina youtube, la sua interpretazione del secondo libro del clavicembalo ben temperato.

Un mese fa, su invito di un amico a scrivere qualcosa sull’interpretazione di Schwan del Clavicembalo ben temperato II libro, ho riflettuto come poter impostare un eventuale commento su questo argomento; ed eccomi qui con una soluzione: un confronto tra due bravi interpreti che hanno approcci differenti ma che entrambi appartengono all’universo musicale di Bach, Thomas Schwan ed Andrea Bacchetti.

C’è da dire che il II libro del Clavicembalo ben temperato è molto difficile a livello interpretativo e i due italiani se la cavano molto bene.
In generale, nell’interpretazione di Schwan si può sentire una certa cantabilità, un approccio più calmo, delicato e meditativo, con sfumature di sentimento.
Bacchetti invece sposta l’esecuzione più sul piano brillante, dinamico e razionale approfondendo maggiormente aspetti logici, un approccio foriero di idee; di sottofondo si respira una certa inquietudine.
Egli ha una mano sinistra più espressiva rispetto a Schwan (per meriti di Bacchetti, eccellente), mentre per quanto riguarda la mano destra nell’insieme meglio quest’ultimo.

Ad un confronto non molto accurato nel dettaglio, in generale mi sembra che Bacchetti sia più continuo nella prima parte del CBT, mentre Schwan lo sia di più nella seconda parte.

Prima di salutarvi vi lascio con due sottolineature di queste interpretazioni.

Per quanto riguarda Thomas Schwan, nel Preludio e Fuga BWV 883 in fa diesis minore (inizia a 1:14:29), raggiunge vette interpretative sorprendenti (soppesa ogni nota in modo sublime e ne dà un significato ben preciso, come si dovrebbe soprattutto con la musica bachiana), non ricordo a memoria una incisione migliore di questa; coglie in modo magnifico il carattere “apollineo” di questa composizione. Ci porta in un altro luogo, in una raffinata dimensione intimamente poetica, spirituale e meditativa; siamo testimoni di tale toccante bellezza armonica della Vita dove le emozioni (in particolare “delicata tristezza calma”, oserei dire a tratti amorevole) ed i “concetti” ad esse legate sono in equilibrio al loro interno e tra loro, c’è comprensione; si è in pace.

Per quanto riguarda Andrea Bacchetti, il “suo” Preludio e Fuga BWV 879 in mi minore (inizia dal minuto 46:28 del concerto) è un capolavoro interpretativo, dove ci sono accenti della mano sinistra illuminanti, il “rincorrersi” tra le due mani che esprimono caratteri e colori differenti (incredibile) enfatizzando così il dialogo chiaro tra le due voci quasi come richiami “tridimensionali” (ascoltare ad esempio dal minuto 47:30 al minuto 47:45); apre nuove strade. Nella Fuga c’è qualche piccola incertezza tecnica, ma quando si suona dal vivo ci può stare .


Rimando l’ascolto dell’interpretazione di Andrea Bacchetti al post di Sordo; di seguito vi lascio il link.

https://archiviofonografico.forumattivo.com/t364-bacchetti-nuova-visione-sulla-interpretazione-di-bach-al-piano#1331

Buon ascolto.

- Giordano.