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Umano troppo umano

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Messaggio Da sordo Mer Ott 13, 2021 1:05 pm

Friedrich Nietzsche ha scritto:
Giacché ogni arte diventa sempre più capace di esprimere stati d’animo commossi, delicati, drastici, appassionati, i maestri di poi, viziati da questi mezzi espressivi, di fronte alle opere d’arte del passato provano un senso di disagio, come se agli antichi fossero appunto mancati i mezzi, o forse addirittura alcuni presupposti tecnici, per far parlare chiaramente la loro anima; e pensano di dover correre qui in aiuto – poiché credono all’uguaglianza, anzi all’unità di tutte le anime.

In realtà però l’anima di quei maestri è stata diversa, forse più grande, ma più fredda e più avversa alla seduzione della vitalità: la misura, la simmetria, il disprezzo per il grazioso e il delizioso, una inconsapevole acerbità e mattutina freschezza, uno schivare la passione, come se per essa l’arte dovesse rovinarsi – è questo l’intendimento e la moralità di tutti i maestri antichi, i quali scelsero e diedero vita ai loro mezzi espressivi non a caso, ma necessariamente con la stessa moralità.

Ma compreso ciò si deve forse negare a chi viene dopo il diritto di infondere nelle opere antiche la propria anima?

No, perché solo per il fatto che noi diamo loro la nostra anima esse possono continuare a vivere: solo il nostro sangue fa sì che esse ci parlino.

Una riproposizione veramente “storica” parlerebbe come uno spettro a degli spettri.

I grandi artisti del passato li si onora meno con quella sterile reverenza che lascia ogni nota, ogni parola così come sono state messe, che con efficaci tentativi di aiutarli sempre di nuovo a rivivere.

Certo, se si immaginasse che Beethoven tornasse improvvisamente e che davanti a lui risuonasse una delle sue opere secondo la pienezza di sentimento e l’affinamento dei nervi più moderni, che dan gloria ai nostri maestri dell’esecuzione, probabilmente resterebbe a lungo senza parole, incerto se levar la mano a maledire o a benedire, ma forse alla fine direbbe:

“Ebbene! Questo non è né io né non-io, ma una terza cosa – mi sembra anche qualcosa di giusto, benché non proprio il giusto.

Ma vedete voi quel che fate, dato che in ogni caso siete voi a dover ascoltare – e chi vive ha ragione, dice il nostro Schiller.

Così, tenetevi la ragione e lasciatemi tornare nella tomba.
sordo
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