Kogan interpreta Handel e Bach

K ha all’attivo più di in capolavoro interpretativo,,,,,
qui siamo in paradiso,,,,,,
La sonata op15nr15hwv370 di H. viene interpretata magistralmente nel 1964(la registrazione comprende tutto il concerto, vedi copertina)
la serata è illuminata dalla mano del Signore , il suono di K è mieloso , non vi è alcuna urgenza , la rilassatezza imperversa ovunque , anche nello scherzo FAE di Brahms(che di solito infiamma i violinisti)
Non so se il vertice assoluto sia nella interpretazione di Handel o Bach,,,,,,la sonata 1005 sembra approfondita come solo oggi si sa fare,,,,tempi rilassati , suono bellissimo ma monacale(non c’è alcuna compiacenza in esso) ritornano alla mente i capisaldi ,,,Mainardi insegna.
Il canto è sommesso e profondo , declamato con religioso fervore.
Il finalee dell’adagio è da antologia per la scelta del tempo e del fraseggio.
La fuga è titanica , non c’è nulla che possa esser definito virtuosistico,,, ma solo adorazione del verbo , K si spoglia del superfluo come S Francesco,,,
uno Spartano(mi vien voglia di andare a ri,,,trovare i suoi soli incisi completi) bellissime sono le piccole pause che cerca fra le note,,,,sorta di,,,sospiri,,,seguiti da note forti,,,sorta di accenti,,,nel procedere cadenzato,,,le dinamiche sempre medie,,,Bach non ama esser strillatao alla Heifetz,,,il procedere della fuga è un piacere oltre all’orecchio,,,,illumina la mente.
Il largo è un altro capolavoro dove si fondono tutte le caratteristiche perfette che fanno la riuscita di una interpretazione,,,,porta all’allegro finale,,,,,dove ogni buon violinista si scatena ,,,correndo a perdifiato verso il nulla,,,,K è allegro assai ma anche qui rende il tempo veloce con un suono di rara bellezza,,,,genio.

Kogan ancora stava bene a metà anni 60 ed era quasi impareggiabile, fra i più grandi; poi dopo verso il 66-67 iniziò a non stare bene e nonostante fosse sempre un gigante, si sente la differenza col primo Kogan anni 60 e anni 50.